
Questo spettacolo, che è una clownerie, nasce da una necessità intima: restituire centralità al corpo, alla voce come voce, senza l’inganno delle parole, al gesto, al silenzio. È un viaggio visuale e poetico, costruito con le mani, con il fiato, con la memoria. Ogni scena è una trasformazione: dall’infanzia alla costruzione dell’identità, fino alla consapevolezza finale.
Non uso parole — o quasi — perché il linguaggio del corpo arriva dove la parola spesso si ferma. La scena è abitata da mani, oggetti, suoni e metamorfosi. A volte bastano una scarpa, due dita o un respiro per raccontare un mondo.
Un aneddoto curioso: alcune idee di scena sono nate giocando con mia figlia, che a sei anni ha un’intelligenza visiva e poetica straordinaria. Osservandola costruire mondi con oggetti e peluche, ho capito quanto il teatro debba tornare a essere materia viva, gioco e rivelazione.
Questo lavoro è dedicato anche a chi sente che, pur senza parole, ha ancora qualcosa da dire.
DirettoreRenato CurciData08 / 2025AutoreRenato Curci